L’agro pontino è quell’area compresa tra Aprilia e Terracina che si estende dal mare fino alle pendici dei monti Lepini e Ausoni. Percorsa da tre grandi strade – la Litoranea, la Pontina e l’Appia – è tagliata a griglia dalle Migliare, vie di comunicazione tra la Litoranea e l’Appia, costruite dagli urbanisti del ventennio.

È il luogo della ‘bonifica integrale’ iniziata nel 1924 e finita nel dopoguerra con i fondi della Cassa del Mezzogiorno. È il luogo delle città di fondazione e dei borghi rurali, è il luogo in cui secondo la propaganda di regime doveva nascere la nuova ‘nuova razza italica’; è il luogo dei simboli, dei marmi, dell’acqua, ma è il luogo anche dei tanti racconti di famiglia, di guerra, di ‘piccole cose’ che poco hanno a che fare con i simboli e la propaganda e che raccontano un luogo complesso.

È una terra che ancora si sta raccontando e costruendo, è terra di frontiera – un limen.

“L’Agro è oggi per i suoi abitatori sinonimo di vita; e i coloni gli dànno il volte stesso della loro volontà di vivere e di perpetuarsi. Un fenomeno di volontà collettiva, si è detto da più parti. Ed ecco la volontà che riaffiora, ecco l’equivoco che rinasce, minacciando di falsare le indagini sul presente e sull’avvenire razziale della provincia che Mussolini ha dato all’Italia. Ma l’equivoco è facilmente dissipabile. La volontà ha agito e agisce tuttora, nel forgiare la nuova razza, la quintessenziale che va nascendo nell’Agro. Ma si tratta un Uomo, e non di quella degli uomini. Sì di Mussolini, che si è sostituito al fato, alla Provvidenza, alle grandi forze che agiscono sulla storia degli uomini, e determinato, con memorabili decisioni, il destino di masse imponenti d’italiani”.

Da La difesa della razza, Aprile 1040

Primo Zanon

Piero Subiaco

Miranda Siviero

Oliviero Mizzon