Un po’ come un asse del tempo verticale, alberi e arbusti raccontano il tempo vissuto come quando si usava misurare la crescita dei bambini facendo le tacche sul muro. Così accade che qualcuno ricorda l’ulivo appena piantato quando si trasferì a vivere nel quartiere, chi ha piantato il ciliegio per festeggiare il compleanno della figlia. Piante e arbusti posati per caso a terra hanno messo radici e sono cresciute. Alcuni alberi riempiono l’inquadratura della finestra che diventa un quadro. Durante il lavoro di mappatura, ogni intervista conteneva un elemento vegetale intorno al quale si svolgeva il racconto della propria quotidianità, al netto di tutte le problematiche del quartiere e di tutte le polemiche sulla “immigrazione senza controllo”, la delinquenza diffusa,
l’odore di spezie che pervade l’aria e le schegge di bottiglia sui marciapiedi.
La presenza del verde è direttamente proporzionale a quella della comunità: gruppi di residenti che si avvicendano nella pulizia dei giardini, piantumano nuove essenze e si legano ad esse. É talmente preci- sa l’equazione verde|comunità, che all’interno dello stesso lotto ci sono tappeti erbosi rasati e spazi in- colti con l’erba alta, quasi fosse una dimenticanza. Ma se tutto questo sembra normale, la riflessione che porta il tema vegetale ha più livelli stratificati e il più importante è quello simbolico. Ci racconta di una modalità di vita, del ciclo incessante del tempo che torna, e che è tipico delle piante.

Il testo introduttivo è di Marianna Frattarelli